La recente Legge n. 132/2025, approvata il 18 settembre, rappresenta il primo quadro normativo italiano interamente dedicato all’intelligenza artificiale e ai suoi impatti sul diritto d’autore. In linea con l’AI Act europeo, la riforma modifica la Legge 633/1941 introducendo un principio che segnerà una svolta nel settore musicale: un’opera realizzata con l’ausilio dell’IA può essere tutelata solo se esiste un contributo intellettuale umano sostanziale.
Questa disposizione mira a delimitare l’ambito della creatività protetta dal diritto d’autore, escludendo le opere generate in modo completamente autonomo dai sistemi di IA. Al contempo, riconosce il valore dell’apporto umano come elemento essenziale per conferire originalità e paternità giuridica all’opera.
La legge introduce inoltre l’articolo 70-septies, che consente ad autori ed editori di esercitare un diritto di “opt-out”: possono cioè vietare l’uso delle proprie opere nei processi di text & data mining impiegati per addestrare modelli di intelligenza artificiale. È una clausola di salvaguardia che restituisce ai titolari dei diritti un controllo più diretto sul destino digitale dei propri contenuti. Per le violazioni di tali norme, il legislatore ha previsto anche sanzioni penali, a conferma della volontà di tutelare in modo effettivo la creazione umana contro gli abusi tecnologici.
Questi sviluppi normativi pongono una serie di questioni che il mondo della musica e del diritto dovrà affrontare nei prossimi mesi. Occorrerà comprendere come sarà interpretato, in concreto, il criterio del “contributo umano sostanziale” e quali soglie di intervento creativo potranno essere considerate sufficienti per ottenere la protezione autoriale. Allo stesso tempo, si aprono scenari inediti per i modelli di licenza dei repertori musicali utilizzati nei dataset di addestramento delle IA, che dovranno garantire trasparenza e remunerazione adeguata agli aventi diritto.
Altri ordinamenti, come quello svedese, stanno sperimentando accordi innovativi tra collecting societies e startup di intelligenza artificiale per assicurare compensi agli autori le cui opere vengono utilizzate per scopi di machine learning. Tali esperienze potrebbero costituire un punto di riferimento anche per il mercato italiano.
La trasparenza dei modelli generativi rappresenta un ulteriore terreno di confronto: dichiarazione dei dataset impiegati, sistemi di attribuzione automatica e nuove modalità di suddivisione delle royalty saranno temi centrali nei contratti tra autori, editori, produttori e piattaforme di IA.
Le collecting societies italiane, a cominciare da SIAE e SCF, dovranno valutare se e come aggiornare i propri statuti per accogliere o escludere le opere generate o co-create da intelligenze artificiali. Infine, il rischio di contenziosi internazionali resta elevato: le cause in corso negli Stati Uniti e nel Regno Unito sui diritti di addestramento dei modelli potrebbero fissare precedenti significativi per l’intero settore.
In sintesi, l’Italia si propone come un vero laboratorio europeo per la regolamentazione del rapporto tra musica e intelligenza artificiale. La nuova legge ridefinisce chi può essere considerato autore, chi è legittimato ad addestrare i modelli e in che modo le opere nate da algoritmi potranno essere protette o escluse. Mentre le major e le collecting societies si adattano a un mercato in cui la musica non è più soltanto composta, ma anche “co-generata”, il diritto, la tecnologia e l’industria convergono in un ecosistema in rapida trasformazione, destinato a riscrivere le regole del business musicale.
Avv. Fabio Falcone
